Il 20% degli incidenti causato da perdita di controllo del guidatore, il 17% è avvenuto in centro abitato, il 30% delle vittime aveva meno di 30 anni
ROMA, 24 aprile 2006 - Tra venerdì e ieri, su strade e autostrade italiane hanno perso la vita 38 persone: ben 16 dei 35 sinistri mortali, il 45% circa, hanno coinvolto veicoli a due ruote.
A rendere noto il bilancio - reso più tragico da due incidenti plurimortali - è il dipartimento della pubblica sicurezza, che ricorda come nel fine settimana corrispondente (22-24 aprile) del 2005 i sinistri mortali furono 25 e le vittime 28.
Tra il 23 e il 25 aprile di due anni fa (2004), gli incidenti mortali erano stati 42 con 48 vittime, mentre tra il 25 e il 27 aprile del 2003, prima dell'adozione della patente a punti, gli incidenti mortali erano stati 41 con 47 vittime.
Tra venerdì e ieri il 20% degli incidenti con esito mortale è avvenuto per perdita del controllo del veicolo da parte del conducente, mentre il 17% dei sinistri è avvenuto in centro abitato.
Gli incidenti mortali avvenuti tra le 22 e le 6 sono stati 10, con 13 vittime: complessivamente 15 delle 38 vittime (il 39,4%) avevano meno di 30 anni.
da:ASAPS
UN CARNAIO DI DUE RUOTE. LE CIFRE DELLA MORTALITÀ FRA MOTOCICLISTI E CICLOMOTORISTI NEGLI ULTIMI 10 ANNI.
DAL 1995 AL 2004 13.429 MORTI E 786.985 FERITI. L’AUMENTO È DEL 31% FRA LE VITTIME E DEL 44% FRA I FERITI. IN CRESCITA ANCHE DOPO IL CASCO E LA PaP. SIAMO AI VERTICI NELL’UE. L’EUROPA LANCIA L’ALLARME. Uno studio dell’Asaps su il Centauro. Comunicato Stampa
Se la patente a punti ha dato i suoi primi buoni risultati sull’incidentalità stradale in generale, non altrettanto si può dire per le due ruote: moto e ciclomotori. I numerosi incidenti di questi giorni lo dimostrano.
Alcuni dati per tutti: negli ultimi 10 anni le vittime di questo segmento sono in costante crescita, nonostante l’avvento del casco anche per i ciclomotoristi adulti (1998) e l’adozione della patente a punti (2003). Niente da fare per l’auspicato miglioramento della situazione.
Ecco i dati e le percentuali rielaborati in un’inchiesta dell’Asaps in pubblicazione sul prossimo numero de Il Centauro.
Dal 1995 al 2004 si sono contati fra i dueruotisti 13.429 morti e 786.985 feriti, cifre come quelle di una guerra. Se nel 1994 si contavano 1.178 vittime nel 2004 si è toccata quota 1.552 (+ 31,7%). I feriti sono passati da 62.381 a 90.035 (+44,3%). In pratica il 27,6% dei morti sulle strade e il 28,4% dei feriti viaggiava sulle due ruote.
L’Italia è prima assoluta in Europa nella graduatoria delle vittime, seguita da Francia, Germania e Spagna.
L’Ue sulla base di questi dati preoccupanti – questa è l’unica categoria che non fa segnare diminuzioni nei numeri della sinistrosità – si sta ponendo seriamente il problema e cerca soluzioni.
Nel 2004, ultimo anno con dati ufficiali disponibili, si sono contati - abbiamo visto - 1.552 morti e 90.035 feriti in incidenti che hanno coinvolto motociclisti e ciclomotoristi. In particolare fra questi ultimi i morti sono stati 409 e i feriti 42.634. Fra le vittime totali i conducenti ammontano a 1.339 (86%) di cui 1.280 maschi 95,6% e 59 femmine 4,4,%.
I trasportati sono stati 135 (8,7%), di cui 55 maschi (40,7%) e 23 femmine 59,3%.
La differenza rispetto al totale è data da 78 pedoni rimasti vittime di incidenti con veicoli a 2 ruote.
Si può tentare ci capire il perché di questa tragica situazione. Prima di tutto l’effetto dissuasivo della PaP sul mondo delle due ruote, arriva debole e poco efficace. I ciclomotoristi non perdono punti. Una significativa aliquota di motociclisti accetta il rischio e la sfida. Lo dicono tutti i possibili meccanismi che vengono adottati per sfuggire alle foto dell’autovelox (targhe inclinate o con numeri e lettere taroccabili, fazzoletto che sventola sulla targa…)
E’ preoccupante il fatto che, nonostante l’adozione del casco anche per i ciclomotoristi maggiorenni, risultato sicuramente efficace, la cifra della mortalità aumenti costantemente in questo segmento, spesso indomabile, sul versante del rispetto delle regole. C’è da dire però che di fronte a questa incontrollata espansione di morti e feriti negli ultimi 10 anni, assistiamo contemporaneamente anche ad una notevole espansione del parco veicoli a due ruote specie fra i motocicli. Secondo gli ultimi dati disponibili il parco veicolare italiano è aumentato tra il 1990 e il 2003 del 33% e tra il '90 e il 2004 i maggiori aumenti sono stati registrati nei motocicli (+82%), ciclomotori (+50%). (Fonte: Rapporto sull’Ambiente). Le auto sono aumentate invece del 24%.
Il veicolo a due ruote è, e rimane, essenziale per garantire, insieme al piacere della guida di questi mezzi, una più agevole e possibile mobilità urbana. Su questo non si discute.
C’è solo da porsi qualche domanda. Cresce nel parco mezzi la cifra di due ruote ad alta potenza motoristica. I giovani si trovano la disponibilità di motocicli che in prima marcia raggiungono i 130 Km/h, vanno da 0 a 100 in 3 secondi, raggiungono velocità che vanno dai 270 ai 320 Km/h. Alcuni pensano di essere perfetti emuli di Valentino, ma sono solo comuni signor Rossi.
Esiste una preparazione adeguata fra i patentati abilitati a guidare questi bolidi, intesa come capacità di guida pratica, ed esiste una sufficiente consapevolezza dei fattori di rischio?
Le strutture stradali con i loro manufatti e sistemi protettivi, in particolare guard-rail, contribuiscono al contenimento delle conseguenze del sinistro o le aggravano proprio per i motociclisti? Anche l’atteggiamento di molti automobilisti catturati mentalmente da troppi elementi distrattivi, contribuisce ad elevare la soglia del rischio nei confronti dei due ruotisti, specie nei sorpassi e nelle immissioni.
Alcuni dati di riflessione: nei soli week-end della primavera del 2005 sono morti circa 250 motociclisti. Con la punta di 105 nei fine settimana del mese di maggio. Il più tragico il secondo con 27 vittime. Punte di 22 decessi anche in alcuni fine settimana del 2006. Cifre assurde!
Forse servono più piste con prezzi accessibili per far sfogare la voglia di velocità di tanti giovani. E’ però necessario anche un recupero delle regole sul territorio stradale, urbano ed extraurbano per tutti i motociclisti, se non altro per salvaguardare il bene più prezioso, la loro vita.
Forlì, lì 24 aprile 2006
Giordano Biserni
Presidente Asaps
Motociclisti e Ciclomotoristi
morti e feriti in incidenti stradali in 10 anni
1995-2004
ANNO Morti diff. % Feriti diff. %
1995 1.178 - - - - 62.381
1996 1.198 1,7% 62.959 0,9%
1997 1.215 1,4% 70.172 10,3%
1998 1.213 -0,2% 72.086 2,7%
1999 1.259 3,7% 79.140 8,9%
2000 1.378 8,6% 79.949 1,0%
2001 1.456 5,4% 89.717 10,9%
2002 1.446 -0,7% 87.425 -2,6%
2003 1.534 5,7% 93.121 6,1%
2004 1.552 1,2% 90.035 -3,4%
Totali 13.429 - - - 786.985
Elaborazione e percentualizzazione Il Centauro – ASAPS su dati ISTAT
CONDUCENTI E TRASPORTATI MORTI IN EUROPA SU VEICOLI A MOTORE A 2 RUOTE
ANNO 2003
ITALIA 1.534
FRANCIA 1.253
GERMANIA 1.080
SPAGNA 758
REGNO UNITO 715
PORTOGALLO 371
POLONIA 199
OLANDA 189
AUSTRIA 156
SVIZZERA 117
REPUBBLICA CECA 112
DANIMARCA 68
SVEZIA 56
ISLANDA 55
NORVEGIA 36
FINLANDIA 35
SLOVENIA 32
Grecia, Ungheria, Islanda e Rep. Slovacchia non fanno segnalare vittime.
Elaborazione: Il Centauro - Asaps su fonte ISTAT
Guardiamoci negli occhi e non facciamo più finta, per piacere. Alziamo la visiera, per un attimo, mettiamo le moto sul cavalletto e cerchiamo di ragionare. Con serietà, però, altrimenti stiamo zitti, che è meglio. Domeniche così si ripetono da troppo tempo e se non ci diamo una svegliata, se non cominciamo ad esprimere concetti in maniera seria, sarà troppo tardi. Avrà ragione, allora, chi ci considera scalmanati, nella migliore delle ipotesi. Pazzi scatenati, nell’immaginario collettivo. 13.500 morti in dieci anni, non sono un numero normale. E la cosa drammatica è che in Europa le cose non vanno meglio. Finirà che l’Unione legifererà chiudendo d’imperio le manette, facendo finire l’epoca dei mostri a due ruote, che resteranno a invecchiare nei garage di qualche appassionato. Finirà che i costruttori dovranno darsi una regolata, finirà che aumenteranno le trappole sulle strade: ci riferiamo alla repressione, perché quelle d’acciaio, di cemento o d’incuria ci sono già e mietono un bel po’ di vittime di par loro. Finirà che ci metteranno il limitatore, che cambierà il codice della strada, che non potremo più comprare un bel 600 da strada a 18 anni. I disegni di legge ci sono già. Costa così tanto mettersi buoni per un attimo a ragionare? Okay, la colpa non è solo dei motociclisti, lo sappiamo. Lo ribadiamo da tanto tempo anche noi, che stiamo comunque in sella in mezzo a tutti voi. Ci sono automobilisti incoscienti, lame di guardrail affilatissime, buche a non finire. Se non prendi una buca, poi, prendi una foto in un tratto di strada rettilinea, dove magari non è mai successo niente. Però siamo sinceri: quanti di noi affrontano curve contromano col ginocchio a terra? Quanti sfrecciano a 200 e passa in autostrada col traffico intenso, sulla striscia di mezzeria come acrobati sul filo? Quanti, con lo scooter, pensano di avere la città a propria disposizione, imboccando sensi vietati, passando col rosso o semplicemente sfrecciando sui viali? Quanti genitori firmano “incoscientemente” dal meccanico per togliere “i fermi” allo scooterino nuovo dei propri figli, sui quali poi si aggiungono marmitte, silenziatori o modifiche da competizione? Badate bene: chi scrive ha più ferro nelle braccia che sul telaio della sua 1.200 centimetri cubici. Per alcuni di quei chiodi, è colpa di un ubriaco che lo ha scaraventato in un incubo, ma tanti altri se li è trovati mentre andava a cercare la curva perfetta. E la perfezione, lo sapete tutti meglio di me, non è roba da uomini. Semmai da idoli. Magari col 46#1 impresso su cupolino, casco e tuta… ma quello non è con noi in giro, la domenica.
Lorenzo Borselli - ASAPS
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Molto più terra terra: queste sono le cifre, molte sono le colpe: infrastrutture, velocità, alcol, incoscienza, distrazione, sfiga... di TUTTI! Non esiste una categoria tutta colpevole ed una tutta innocente, esistono persone responsabili e coglionazzi, e stanno tutti per strada, a 2, 3, 4 o più ruote ed anche senza ruote. Inutile stare a precisare chi è più colpevole, inutile snocciolare esperienze personali, episodi, incidenti, i camionisti, gli anziani, i limiti assurdi, le piste che mancano e costano, le curve progettate da cani, i politici, i ministri, i sindaci, i vigili, i giudici, i medici... come se affrontare e risolvere i problemi fosse sempre compito di qualcun altro e tutta la faccenda un muro contro muro, in cui nessuno è disposto a cedere di un millimetro. Ognuno deve chiedersi anzitutto qual'è il proprio compito, cosa deve fare per ridurre al minimo il rischio. Ci sarà sempre l'ubriaco che ci prende in pieno mentre siamo fermi al semaforo, ci sarà sempre una buca che si apre d'improvviso dove “ieri, giuro, non c'era”, ci sarà sempre il cogliòne che "scusa, non ti avevo visto", ci sarà sempre quell'altro cogliòne che “allora giù due marce, in carena, ginocchio a terra e gliele ho suonate!”.
I miracoli avvengono, tutti i giorni e spesso neanche ce ne accorgiamo, basta passare in quel punto un secondo prima, o un secondo dopo. La sfiga è sempre in agguato, ma cerchiamo di non darle mai una mano, aggiungendoci pure del nostro. MAI!
P.S. Non me ne frega nulla di invitare all'autocritica, non è una discussione da bar, questa. Vorrei solo che più gente possibile capisca che quando stringiamo un volante o un manubrio stringiamo tra le mani anche il destino di diverse persone.
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